L’esame polisonnografico (PSG), eseguito durante il sonno, è in grado di individuare la eventuale associazione delle apnee notturne al russamento. Con questo esame vengono misurati il numero di atti respiratori, quello delle apnee, la saturazione di ossigeno nel sangue, la funzione cardiaca (Elettrocardiogramma) e altri parametri. Come conseguenza dell’apnea, si determina una ipoossigenazione del sangue con rischio di patologie cardiovascolari o cerebrovascolari acute (infarto del miocardio, ictus) e, nei casi più gravi, anche rischio di decesso durante il sonno.
Tale rischio si determina se il numero di apnee supera le 10-20 per ora di sonno.
Mentre per il russamento il problema riguarda la vita di coppia, disturbando il riposo del partner, per le apnee, per quanto detto, il problema assume una seria connotazione per il soggetto che ne è affetto. È pertanto logico che il russare e, ancor più la presenza di apnee, richiedano obbligatoriamente soluzioni terapeutiche che comportino la correzione dei siti di ostruzione. Il primo provvedimento da prendere è la correzione del sovrappeso in quanto in questo modo, in molti casi, si può ottenere il miglioramento o la soluzione del problema. Successivamente dovranno essere corretti i siti di ostruzione delle prime vie aeree.
In età infantile la causa più frequente di ostruzione respiratoria è rappresentata dalle adenoidi. e dall’ipertrofia tonsillare.
La sindrome delle apnee notturne, definita con la sigla OSAS (Obstructive sleep apnea Syndrome), consiste in ripetuti episodi di arresto della respirazione durante il sonno. Le apnee possono essere di varia durata (generalmente per apnea si intendono di almeno 10 secondi) e in vario numero (fino a centinaia per notte).
Nelle forme ostruttive il collasso delle pareti muscolari della faringe dovuto all’eccessivo rilassamento della muscolatura e all’ostruzione della via respiratoria stessa, si verifica nelle fasi di sonno più profonde. Durante il sonno il paziente, che è comunque un russatore, cessa improvvisamente di respirare per la completa chiusura della via respiratoria. In questa condizione si abbassa il tasso di ossigeno nel sangue. Questa alterazione viene rilevata in alcuni “sensori “presenti al livello delle arterie carotidi e provoca , come reazione di difesa, un brevissimo, immediato, risveglio del paziente con una ripresa degli atti respiratori. Ciò avviene grazie a un aumento del tono delle pareti muscolari delle vie respiratorie che, divenute nuovamente pervie, consentono il passaggio dell’aria.
Con questa brevissima fase di risveglio il paziente emette un forte rumore, ricomincia a respirare e si riaddormenta. Nei pazienti apnoici questo fenomeno può manifestarsi, a seconda della gravità, numerose volte per notte.
Generalmente il paziente non possiede memoria delle proprie crisi apnoiche perché non vengono registrate dal cervello. In altri casi il paziente può avere un risveglio “cosciente” con angoscia, agitazione, aumento dei battiti cardiaci(tachicardia) e senso di soffocamento. Tutto questo si traduce in un sonno irregolare, che non concede al soggetto un adeguato riposo. Ne deriva sonnolenza diurna con gravi conseguenze per la vita sociale e lavorativa. Le alterazioni del tasso di ossigenazione del sangue durante il sonno possono avere gravi conseguenze sull’apparato cardio-vascolare.
Questi soggetti soffrono spesso di ipertensione arteriosa , possono andare incontro ad insufficienza cardiaca ed incorrere, durante il sonno, in patologie ischemiche cardiache (angina, infarto del miocardio) o cerebrali (ictus).
Per quanto già detto, l’OSAS si manifesta nel sonno in quanto in questa fase si assiste ad un marcato rilassamento muscolare che, se associato a patologie ostruttive presenti a vario livello nelle prime vie aeree (ostruzione nasale, ipertrofia tonsillare, del palato molle, dell’ugola e della base della lingua ), provoca la chiusura dello spazio aereo e la conseguente crisi di soffocamento.
Il sesso maschile ha un'incidenza doppia rispetto a quello femminile. La sindrome è più frequente oltre i 40 anni per un progressivo rilassamento dei tessuti muscolari. Un aumento del peso corporeo del 10% determina un incremento di probabilità di apnea del 50%; viceversa, con una riduzione del sovrappeso del 50%, si può ottenere un miglioramento clinico significativo senza necessità di ulteriori cure.
Per tale motivo il paziente in sovrappeso deve correggere tale condizione prima di poter essere sottoposto a altre terapie di natura chirurgica. Viene considerato patologico e suscettibile di terapia un numero di apnee superiore a 10/ora.